ACQUARIUS RACCONTI LIQUIDI CON PANNA

Racconti, poesie, pensieri, prosodie, ricordi e anche immagini, video, musica. Liquidi come possono essere i sogni, la memoria, lo svolgersi dei pensieri, la realtà che sfugge a definizioni e limiti. Con panna perchè è bello essere golosi. Di tutto.

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Saturday, December 24, 2011



Vigilia di Natale. Natale duro, avaro. Mentre scrivo, ottocento lavoratori di Wagons lits hanno perso il lavoro. Tre di loro, in nome di tutti quanti ottocento, passeranno la vigilia e il Natale abbarbicati alla torre della stazione Centrale per difendere il posto di lavoro. Le famiglie con loro, ai piedi della torre, condividono la lotta, stando insieme. Un Natale che è stato precedeuto dall'assassinio bieco di Mor Diop e Samb Modu, freddati a Firenze da un folle. Un omicidio cresciuto e nutrito dall'odio, dal razzismo e dalla guerra tra poveri. Razzismo alimentato da forze politiche prive di morale, di senso civico, incapaci di conoscere e coltivare la parola solidarietà, uguaglianza, dignità, pari opportunità. Un Natale preceduto da una manovra economica orchestrata in tutta comodità in forma di prelievo violento da pensioni e lavoro. Tasse sulle prime case, avanzamenti dell'età pensionabile in nome di norme europee. Tutto il resta è immutato. Lo scenario della mancanza di lavoro, dell'espulsione dal lavoro. Tanto è stato detto nei giorni che han preceduto il Natale. Parole che infine sono vuote. Perchè il giogo è attaccato al nostro collo. Al collo di quel 99 percento al quale una minoranza vampiresca succhia il sangue. I l mio pensiero di Natale è per tutti i lavoratori in difficoltà, le loro famiglie,per tutti quelli come noi che credono che un mondo diverso sia possibile. Un mondo privo di guerre, sfruttamento e mancanza di diritti. Il mio pensiero di Natale e credere che per cambiare tutti possiamo fare qualcosa, e possiamo farlo tutti i giorni, nel nostro piccolo quotidiano anche non perdendo la speranza di un cambiamento.

Tuesday, October 25, 2011

OccupyWallStreet
"Where Do We Go From Here?"

Where Do We Go From Here? Occupy Wall St. from Ed David on Vimeo.


On the one month anniversary of Occupy Wall Street, Ed David went to Liberty Plaza to find out where the movement will go next.

Director ED DAVID
Producer DANA SALVATORE
Cinematography ED DAVID & ANDREW MCMULLEN
Editors LILY HENDERSON & ED DAVID
Assistant Producer JILLIAN MASON

Music: "I Drive" by Cliff Martinez
# OCCUPY WALL STREET OCCUPY TOGETHER OCCUPY ITALY OCCUPY MILAN 15 OTTOBRE 2011




Thursday, September 22, 2011

ASPETTANDO LA FINE DEL MONDO.

Ho visto il fim di Abel Ferrara presentato alla mostra del cinema a Venezia intitolato "4.44" (ora della fine del mondo) . Una coppia attende la fine del mondo. Li vediamo la sera prima della fine. Nel loro grande loft in cima alla città. Non fanno nulla se non continuare nell'ormai inutile quotidiano. Il film secondo la mia modesta opinione è una occasione mancata ma mi ha fatto tornare ancora a quello che continuo a pensare in qusti giorni e ormai da molto tempo. E oltre che pensare mi ha fatto sentire nuovamente ancora e ancora il silenzio.
Silenzio. Mi colpisce, il silenzio. Come un muro. Quà e là in questo nostro paese saccheggiato dai barbari, come al tempo degli Unni si odono urla e proteste. Qualcuno protesta. Staziona davanti a Montecitorio da mesi, sciopero della fame e contenuti forti per la legalità e l'equità sociale. Si lotta quà e là contro il potere efferato delle banche e dalla finanziarizzazione dell'economia. Si lotta e si sciopera contro quelle che ormai per semplificare chiamiamo caste. Un potere economico e politico colluso con tutto il peggio che l'uomo abbia inventato.L'avidità del potere, l'economia capitalista che stritola le sue risorse umane, pedine come animali da tiro. Sono immagini arcaiche ammantate di modernizzazione e cablate dai fili del web, trasmesse dalle mille istantanee che possiamo vedere ovunque sui nostri schermi blu. Ma le proteste sono troppo poche, sembrano non scalfire quel muro di silenzio e di narcotizzata umanità indifferente. Le proteste sono troppo poche, valorose, sofferte incazzate, spontanee, esasperate. Colme di speranza e di dolore, lucide, di gente, di persone. Ma sono troppo poche le proteste.E' proprio vero che ci possiamo abituare a tutto? Che l'uomo nella sua capacità di adattarsi può vivere ogni giorno peggio, cercando di respirare come sommerso dal fango in quei pocchi millimetri che restano pima dell'asfissia? E' paura? Paura di accorgersi e rendersi conto che davvero stiamo franando come una inondazione di detriti, una valanga inarrestabile che tutto travolge e porta con sè? Davvero qualcuno pensa di salvarsi da solo? Di scappare in qualche luogo sicuro? Che tutto questo non lo riguarda e riguarderà gli altri? E' confortante sperare che non sarai tu a perire. Che non ti riguarda. Molto rassicurante. Una specie di follia collettiva, che appanna i sensi e altera il senso di realtà. E quale realtà? Quale luogo? Forse ancora certa televisione dove il tempo si è fermato tra piagnistei populisti e odio verso i migranti di tutto il mondo e il diverso? E in tutta questa enorme ignoranza che ci circonda, che ci permea e ci avvolge, in quest'assenza di realtà nuotiamo esterefatti. Incapaci di capire. Non stanno colpendo noi. Stanno colpendo qualcun'altro, lontano da noi. Meno male. A noi non succederà. Ancora per un po' potremo andare felici all'ipermercato, alle serate di shopping, alle feste, al mare e lasciare lontano, lontano da noi, le fabbriche chiuse, le scuole chiuse, le classi di 50 studenti, gli anziani senza servizi sociali, l'assenza di futuro,la mancanza di risposte. Invecchiamo. Un paese vecchio ripiegato su se stesso che odia i giovani e i bambini e le famiglie e non se ne accorge. La casta tutte queste cose le sa. Si gioca al webpoker della borsa le nostre vite che per le aziende di rating se non possiamo più consumare non contano nulla.Forse siamo morti e non sappiamo ancora di esserlo. Forse siamo tutti dentro un enorme acquario boccheggianti e increduli. Scarafaggi che scappano in cerca di un angolo buio. La mente rifiuta l'evidenza. E tutti ci chiediamo come mai le proteste sono poche, seduti nelle nostre case ascoltando il silenzio, mentre la fuori infuriano le passerelle della moda, in attesa dell'expo. Non aspettiamo Godot. Aspettiamo la fine del mondo alla finestra.

Monday, August 29, 2011


ACCAMPATI NELLE PIAZZE

Se mi avessero raccontato anni fa,così per gioco, in forma di fiction dai risvolti oscuri e surreali,quello che stiamo vivendo in questo periodo,l'avrei ascoltato con un sorriso beffardo sulle labbra. Pensare di trovarsi e in velocità in un paese senza diritti, placcati dall'inflazione, i licenziamenti, la scuola a rotoli. Le menti giovani ed effervescenti costrette ad emigrare sulle orme della parola futuro. In tanti arrampicati sui tetti delle fabbriche, sui carroponte, o le torri, come guerrieri costretti a difendere la propria vita, naufraghi abbandonati abbarbicati ai tralicci, tra le campagne nelle isole. No, non l'avrei ritenuto possibile.Ma in questo mondo della velocità, le misure si accorciano e le distanze tra poveri e ricche aumentano aumentano. La memoria, il senso di chi siamo non esiste più. Lavoratori, studenti. Quel senso di appartenere a qualcosa, essere orgogliosi di appartenere e lottare per ottenere per tutti qualcosa. Cosa siamo adesso? Uomini e donne soli che volteggiano sulla tavola del flipper. La centralità del luogo di lavoro, di studio, le conquiste sociali, l'ambiente, al condivisione. Dobbiamo ripartire da questi temi, dalle nostre identità, ritrovarci, riprendere contatto con la nostra condizione. Essere profondamente consapevoli che il mondo continua ad essere diviso in classi. Che la lotta se è solo individuale non porterà cambiamenti utili per tutti. Che la ricchezza non è un valore in sè. Che intelligenza, studio, rispetto, dignità e democrazia sono i valori che ci possono insegnare a vivere e portare lontano. Non sono desueti, passati di moda, vecchi. Sono sempre intatti, forti, importanti, nuovi.Nelle scuole, nelle piazze del mondo, studenti indignati, lavoratori, uomini e donne, imparano e condividono la parola indignazione repirandola con i pori della pelle. Dobbiamo ripartire da questo. Dal desiderio di cambiare e trovare una dimensione e uno sviluppo che ci possa far vivere nel rispetto per quello che ci circonda. Il potere logora. Ci logora. La Rivoluzione, quella con la R maiuscola deve ancora succedere. La rivoluzione del cambiamento, della mutazione di questo paese.Dobbiamo ancora cambiare e crescere ed è difficile. Ma c'è chi ci crede. Crede di poter costruire collettivamente città e mondi non basati sul solo profitto e sulle guerre. C'è tanto desiderio di libertà, di futuro, di pace, di equità sociale. E la risposta a tutto questo è la rabbia sanguinaria di tutte le caste. Ma il desiderio di libertà e giustizia non morirà mai. Di questo ne sono certa.

Thursday, August 18, 2011

VENEZIA 54 BIENNALE ARTE 2011 GIARDINI E ARSENALE
Percorso visuale tra i vari Padiglioni della 54 Biennale Giardini Arsenale, Padilgione Italia, Padiglione Venezia.Opere, installazioni e frammenti video.





CHRISTIAN BOLTANSKI "CHANCE" Padiglione Francese 54.Biennale di Venezia 2011



Installazione di Christian Boltanski intitolata CHANCE. Caso destino o ineluttabilità: su questi temi l'artista francese ha costruito la sua installazione: fatta da una impalcatura che sorregge un nastro in movimento che trasporta fotografie di neonati, come una lunga e grande pellicola cinematografica, una rotativa, come una sorta di nastro della vita in scorrimento. Chance è il caso, e anche la fortuna che ogni tanto si concede. L'installazione prosegue in due sale laterali dove due contatori luminosi riportano progressivamente il conteggio a livello numerico della popolazione mondiale. Da una parte le morti, in rosso, dall'altra le nascite, in verde. Attraverso un software, i numeri sono processati ogni sera a mezzanotte: ogni giorno ci sono il numero delle nascite che è di molto superiore al numero delle morti. Uno schermo più piccolo
proietta a ciclocontinuo ,una serie di tessere-frammenti di volti di anziani e bambini, che si combinano in modo casuale. Il pubblico ha la possibilità di ricomporli. Per chi non andrà alla Biennale c'è anche un'installazione web: chi riesce a ricomporre un volto cliccando casualmente nel minuto che l'artista ha concesso ad ognuno ogni giorno può ricevere un premio.

FABRIZIO PLESSI MARI VERTICALI 54 BIENNALE ARTE VENEZIA 2011 PAD VENEZIA GIARDINI



54 Biennale 2011: Padiglione Venezia completamente dedicato all'opera di Fabrizio Plessi, riconosciuto come uno dei più grandi video artisti internazionali. All'interno del Padiglione sono state posizionate le installazioni digitali . Una visione della sua opera MARI VERTICALI. Il Padiglione è pervaso da un grandioso concerto di acque in continuo movimento. Così definisce l'artista le opere esposte: "Gigantesche imbarcazioni di acciaio nero emergono verticali dall'oscurità e invadono l'intero spazio che le accoglie. I mari del mondo,racchiusi ognuno nella propria chiglia scura, si agitano fragorosamente ai nostri piedi, sonori evocativi di risacche e onde lontane si mescolano e si intersecano nella diafana spazialità dell'ambiente circostante. Un grandioso ed emozionante concerto d'acqua vive in perenne movimento e in continua fluida mutazione.L'antica saggezza dell'uomo e l'artigianato si fondono con la tecnologia più avanzata in una perfetta simbiosi tra presente e futuro. Tutto è pronto per salpare su queste Arche di Noè elettroniche che si protendono verso il cielo per noi, increduli ed attoniti aborigeni digitali della contemporaneità"

MARKUS SCHINWALD frammenti video ORIENT PADIGLIONE AUSTRIACO 54BIENNALE VENEZIA 2011



Frammenti del video di Markus Schinwald Orient. Parte dell'esposizione.Proiettato in due stanze speculari, dove la costrizione corporale e spirituale viene rappresentata dai personaggi impegnati in movimenti ripetitivi e meccanici che rimandano a una certa produzione teatrale degli anni 80 e che qui diventano il ritratto della paura e dell'ansia. Solitudine, inadeguatezza e spaesamento.

BIENNALE VENEZIA 2011 SCULTURE DI JAN FABRE. LA PIETA' DI MICHELANGELO RIVISTA DALL'ARTISTA



Jan Fabre, artista fiammingo espone cinque grandi sculture in marmo puro e marmo statuario di Carrara. La mostra è intitolata Pietas ed è presso la Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia (Sestiere Cannaregio 3599), a Venezia. Esposizione curata da Giacinto Di Pietrantonio e da Katerina Koskina, promossa dalla GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dal State Museum of Contemporary Art di Salonicco e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Tra queste sculture la rilettura inedita della Pietà di Michelangelo, nella quale il Cristo ha il volto e le fattezze dell'artista stesso e la Madonna ha quelle di un teschio. ed è appunto intitolata Pietàs . L'esposizione è per Biennale Venezia 2011 Illuminazioni Eventi collaterali e resterà aperta fino al 16 ottobre 2011.

Julian Schnabel Venezia eventi collaterali Biennale 2011 frammenti p1



Venezia Biennale 2011 eventi collaterali frammenti 2011 pt2

Monday, August 15, 2011



AAA OVVERO L'AVIDITA' DELLA FINANZA


La formuletta delle tre A, non AAA cercasi, non AAA delle pile più sottili,e nemmeno le tre A energetiche, della classificazione degli elettrodomestici. Le tre A del rating, le tre A delll'AVIDITA' della finanza, che muove i cursori del suo mixer, della slot machine dei giochi di denaro hanno sbancato, spazzato via il tavolo della roulette iitaliana. Leggiamo da giorni cercando di capire, come tutto questo denaro sia stato mosso in giro e messo dove serviva a nostre spese. A spese della nostre vite . Quanto vale la nostra vita? Quanto viene quotata la nostra vita in borsa? Più stiamo con le pezze al culo, senza diritti e senza più nulla, più la borsa si risana. Un bel popolo di senza terra e sanculotti da macellare anche con le guerre. E' la storia più vecchia del mondo. Il bello è che sono in tanti a dire, con aria di sufficienza, che è superata.

Saturday, August 06, 2011

PER G.M.



E' passato un anno esatto dalla scomparsa di G.M., nostro amico e compagno di vita. Continuiamo a rivivere gli ultimi momenti della sua e della nostra vita con lui. I momenti del buio totale, dopo briciole di speranza e la sua lotta vana per sopravvivere e vincere la malattia. Quei momenti ci sfilano davanti cupi e scuri come un lungo orribile sogno dal finale catastrofico. Il cibo dell'anima sono la musica e la memoria. E questa sera ad un anno esatto dalla sua scomparsa lo ricordiamo con la musica pensando a tutto quello che abbiamo vissuto con lui. Con una specie di delicato riserbo, di velata ritrosia verso ogni forma di eccesso. Com'era lui, che preferiva custodire le emozioni ma era pieno di cuore e di generosità. Allegro e fiducioso. Silenzioso e operoso. Privo di sotterfugi e doppiezze. Una natura semplice ma complessa. Quella del guerriero. che quando la battaglia è persa si rassegna con grande dignità e silenzio, solenne, quieto.

Friday, August 05, 2011

BIENNALE VENEZIA 2011 SCULTURE DI JAN FABRE. LA PIETA' DI MICHELANGELO RIVISTA DALL'ARTISTA
Jan Fabre, artista fiammingo espone cinque grandi sculture in marmo puro e marmo statuario di Carrara. La mostra è intitolata Pietas ed è presso la Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia (Sestiere Cannaregio 3599), a Venezia. Esposizione curata da Giacinto Di Pietrantonio e da Katerina Koskina, promossa dalla GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dal State Museum of Contemporary Art di Salonicco e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Tra queste sculture la rilettura inedita della Pietà di Michelangelo, nella quale il Cristo ha il volto e le fattezze dell'artista stesso e la Madonna ha quelle di un teschio. ed è appunto intitolata Pietàs . L'esposizione è per Biennale Venezia 2011 Illuminazioni Eventi collaterali e resterà aperta fino al 16 ottobre 2011.

Tuesday, August 02, 2011

LA GATTA SUL TETTO RACCONTI E STORIE DA ALTRI MONDI:

DIARI VENEZIANI

Venezia di notte (la notte de' foghi, la festa del Redentore)



Le gambe come remi puntati sulla barca, navighiamo di notte tra i canali. Apocalypse in Venice. La note de i foghi. La notte del Redentore. Fuochi nel cielo e bagliori sull'acqua. Rombano i motoscfi ovunque. Non c'è più posto per le barche ai remi. Bisogna mostrare, ostentare. Atterra un jet contro la luna. Lampi di metallo contro il nero delle tenebre. Buio della ragione. Cecità. In tutta questa luce non si vede. Arriva lento l'umido e il salmastro del mare. Si sente il profumo dell'onda che si infrange più in là sugli scogli. Oh Suzy Q dei Credence Clearwater Revival suona sull'antiquato mangianastri portatile scuro. Musica sporca dagli altoparlanti. Vaghi sentori di fritto. Echi di liti furiose. Ingiurie di ubriachi e rumori di spinte e percussioni in spiaggia. Gli allevamenti di cozze in laguna sembrano palafitte orientali e povere catapecchie sul fiume. Sagome di mostri acquatici sono invece yacht. C'è un gondoliere che rema contro tutto questo, a bordo turisti ipnotizzati. Sedie, tavoli, panchine, ornano le fondamenta che brulicano di gente.

Palle colorate accese sulle terrazze e ancora musica jazz usa e getta. Chi ha scelto di dormire scavalca l'incubo e il sogno di chi ci èvenuto apposta. Tre spari ed è finito tutto. Dopo le granate di fuochi a cuore, i mortai di fuochi a cascata, come una notte di guerra ripresa per abbonati tivvù, tutti a casa.

Mangia l'anguria che ti fa bene e ti sciacqua la bocca seccata dal fumo.

Buonanotte.
VENEZIA BIENNALE ARTE 2011 "ILLUMINAZIONI" - PADIGLIONI GIARDINI E ARSENALE ED EVENTI COLLATERALI IN VARI PUNTI DELLA CITTA'

L'Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia di è aperta il 04 giugno 2011 e chiuderà il 27 novembre. E' diretta dalla storica dell’arte e critica Bice Curiger, curatrice alla Kunsthaus di Zurigo e un importante lavoro nel campo editoriale. La Curiger ha inoltre co-fondato nel 1984 la prestigiosa rivista d’arte “Parkett”, di cui è capo redattrice. Dal 2004 è direttrice editoriale della rivista “Tate etc” della Tate Gallery di Londra.
" L’Esposizione, distribuita su 10mila metri quadri tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, forma un unico percorso espositivo con 83 artisti da tutto il mondo. 32 sono i giovani nati dopo il 1975 e 32 le presenze femminili. Quattro partecipanti sono stati invitati a creare dei parapadiglioni, strutture scultoree realizzate ai Giardini e all’Arsenale per ospitare il lavoro di altri artisti. Oltre a favorire nuove forme di collaborazione, i parapadiglioni puntano a rendere più dinamico il percorso espositivo. "
Vedi link Biennale
http://www.labiennale.org/it/arte/esposizione/54eia/
Orari :dalle 10.00 alle 18.00 fino al 27 novembre 2011
chiuso il lunedì (escluso lunedì 15 agosto, 31 ottobre e 21 novembre)



Pia Ferrante 01 agosto 1920 - 06 febbraio 1987

Gli appassionanti viaggi in paesi e continenti lontani e dalle difficili condizioni di vita; i sogni, i libri, gli amori e gli affetti di una donna speciale e avventurosa, leale testimone dei suoi tempi storici e del suo tempo personale. Una donna che va incontro alle lunghe ombre della sera con tante domande nel cuore e con l'inesauribile forza della memoria e della penna, una scrittrice che sa fare di ogni pagina di diario una finestra ampia quanto il mondo.

Sunday, July 17, 2011



Llyn Foulkes
Where did I go wrong, 1991
mixed media
180 x 137
Collection of Ivan Moskowitz, Chicago, IL, USA.
Biennale Venezia 2011

La C.A.S.T.A. italiana dei festini, dei vergognosi iperbolici privilegi è come un maremoto maleodorante. Le nostre ferite sono le loro speculazioni finanziarie, i tagli alla nostra vita e alla nostra morte. Nelle vene dell'opposizione scorre
la droga dell'assuefazione a questo sistema politico.
Abbiamo bisogno di non assuefarci, abbiamo bisogno di salvarci.

Monday, June 13, 2011



Oggi è un gran giorno. Le tastiere e le postazioni di internet hanno freneticamente vissuto e lavorato in questi mesi trasmettendo contenuti e informazioni. Ci siamo connessi, mettendo in comunune opinioni e idee. I movimenti, la gente si è alternata in piazza, sul sul web e i social network. Siè attivata nelle mobilitazioni, nei passaparole, nei flash mob, i volantinaggi, il lavoro di informazione capillare ovunque: nelle città, davanti ai supermercati, le chiese, in ogni luogo. Ci abbiamo fortemente creduto. Tutti, anche se a volte timorosi di non farcela.Ognuno ha dato anche il più piccolo ma importante contributo. E' incredibile quanta creatività, idee, empatia, operosità ci sia stata e quanto siamo cresciuti in questa esperienza e come questo viaggio ci abbia anche cambiato e ci abbia regalato momenti di forte entusiasmo. Fantastici rapporti tra persone. In tanti ci siamo sentiti coinvolti direttamente. Dalla più piccola, remota e perferica postazione di internet alle piazze. Questa è far politica, esser coinvolti, il vecchio e significativo motto "il privato è politico. L'esserci in prima persona pronti a lottare e a mobilitarci e a pensare che dipende anche da noi.la speranza è che da qui si aprano nuove prospettive. Facciamolo succedere. :-)) Restiamo umani e in contatto.

Monday, May 30, 2011

Guardando fuori dalla finestra, all'altezza dell'incrocio più sotto e avanti verso la vecchia stazione, così come a destra e sinistra sui viali grandi alberati, aveva sempre potuto osservare la vita anche senza muoversi di casa. Un buon punto di osservazione in tutte le stagioni. La casa aveva una intera parete di finestre, ampie. Un faro sulla piazza. Dalla strada si potevano vedere quelle finestre sempre accese la notte, fendere la nebbia d'inverno, rimbalzare la luce del sole d'estate, spalancate in cerca di refrigerio, aperte ai rumori e agli odori. Ad ogni ora corrispondeva un rumore. Il primo tram che sferragliava e cigolava imboccando la curva dalla strada di fronte, o frenava mentre dritto giungeva all'incrocio con il suo occhio ciclopico sfavillante di riverberi gialli. Le macchine che rullavano sempre pià forte sul pavè della strada e rimbalzavano sul lieve dosso formato dall'incrocio dei binari.IL venditore di panini alla cipolla e wurstel che tutte i giorni cominciava a lavorare a tarda notte diffondendo le fragranze fino alle sue finestre.Gli ubriachi solitari. Voci roche e forti, strozzate, urla doloranti o felici che fendevano d'improvviso quei pochi minuti di calma tra la notte e l'alba, prima che le macchine ricominciassero a saturare con i loro gas e i motori il silenzio.
I cortei di bicilette in una nuvola di piccoli e artegetei tintinnii di campanelli, contro l'inquinamento della città. Chi sul prato vicino all'incrocio suonava la chitarra e rideva. E i cortei con le bandiere rosse e della pace. Gli studenti con le loro felpe e i cappucci. I grossi camion dei centri sociali con la musica techno sparata ad alto volume, che faceva vibrare i vetri. Il corteo delle befane sulle moto, il primo dell'anno. Centauri scintillanti su magnifici mostri a due ruote. tanti rombanti e forti come cavalli al trotto. I cinesi del ristorante più sotto, in festa per l'ultimo dell'anno a sparare razzi e fuochi colorati. I bambini nel parchetto più avanti, sugli scivoli, pericloosamente vicino a strani personaggi dai traffici illegali. Il grande mercato del sabato, pieno di gente e di venditori ambulanti. I cavalli e i passi della gente nei giorni di blocco delle auto. Un silenzio irreale che dava una sensazione di festa improvvisa di paese. Le campane che riusicvano ad emergere chiare e diffondersi, trasportandolo con la mente altrove.
Non gli mancava la vita anche se restava a casa, magari a scrivere o a pensare. . Anche ad occhi chiusi avrebbe sempre ritrovato la strada attravero quei rumori e quegli odori. Sempre. In tanti venivano a trovarlo. Si trovavano bene in quella casa dalle tante finestre. Aperta a tutti. Per suonare, discutere, mangiare insieme. Qualche chitarra, qualche bicchiere di vino. Tanta musica e gli echi continui del "fuori", dell'esterno, a fare da coreografia. I tifose del calcio che strombazzavano, poco graditi, saturando l'aria di assordante fracasso, come pura felicità. Le botte, le risse, gli incidenti più sotto, l'incendo di un bar i pompieri che scalavano la casa di fronte. Le vendette della mala negli anni 70. I rumori dei colpi di pistola. I contrabbandieri, dietro l'angolo. L'odore del pane sfornato. I camion della nettezza urbana per la raccolta dei vetri. I gabbiani, del vicino naviglio: li poteva vedere sfrecciare e veleggiare per poi tornare alla Darsena. Il sole che sorge, la luna dietro le case di fronte, i temporali come mostruosi monsoni che spazzavano l'incrocio, tuonando. Poi aveva dovuto lasciare il faro, la casa dalle tante finstre. Le cose banalmente finiscono. E un giorno Nicolas,questo è il suo nome, si è dovuto traferire altrove. Dalla sua finestra vede una casa soltanto, a piano terra e una strada silenziosa. Esce. Ma non c'è più nulla da guardare, da vivere. Non viene quasi nessuno nella nuova casa. Lontana. Un po' buia e silenziosa, periferica. La sua nuova casa somiglia a questo cambiamento. Silenziosa e buia.Non aveva previsto che accadesse. Gli pareva che la sua vita, come la casa sarebbe stata eterna. Un'insieme di suoni e persone e magia tutto insieme. Ma non è andata così. Ascolta e pensa. E tutte le volte a occhi chiusi risente tutti quei rumori meravigliosi, quei suoni che dipingono immagini precise e nitide nel buio dei suoi occhi chiusi. E risente gli odori. Si ricorda di tutti quegli odori e suoni. Li potrebbe riprodurre. la sua mente lo fa, nel silenzio della nuova casa nella nuova strade. Ma non si consola. Guarda verso la parete.: una finestra immaginaria e scrive di quello che ha perduto. degli amici, le serate l'energia e la forza delle emozioni. Non è che è diventato vecchio o che gli altri lo sono diventati. E' che le cose cambiano anche quando non dipende da te e con la vita che scorre in avanti alcune volte perdi per strada parecchie cose e alla fine nonostante tutte le spiegazioni razionali una sola ragione che le valga tutte non c'è. Si cambia anche in peggio talvolta ma di sicuro anche questo non è per sempre. Quindi da qualche parte ci sarà un nuovo faro che attende Nicolas, anche se non si sa quando succederà.Intanto ascolta e pensa. Scrive. Annota su di un diario questa sensazione di vuoto e di solitudine. Dalla finestra che si affaccia sul cortiletto vede un albero e dei fiori e sente l'odore dell'erba, si immagina il mare, i giardini. Il vento gli porta strani odori di montagna e aria pulita. La luce, poca che entra dalle finestre lancia piccoli dardi di sole qua è là fendendo la penombra, come sommessi segnali di pace. Il buio dalla strada immota lo assale come una grande onda, insieme all'assenza di rumori. Ma quando alla fine il sonno lo porta a cercare la quiete del suo letto e spegne la luce, attraverso le serrande semi abbassate entrano losanghe di luce che sembrano finestre, enormi finestre di luce sulla parete di lato al letto e tra il sonno e la veglia, sogna di essere nella casa dalle tante finestre. Si ricorda il giorno del commiato,la casa, ormai vuota. Si rircorda che che pochi istanti prima di chiudere la porta per sempre, e raggiungere la macchina che lo avrebbe portato nella nuova casa, è entrato in ogni stanza e ossequioso come un'amante che deve rendere onore al proprio amore perduto, si è inchinato e ha lanciato baci ad ogni finestra e parete ricordando tutto. Ha detto addio, addio addio con le braccia che si muovevano come in una danza. Poi ha chiuso la porta.

Saturday, May 14, 2011







Sesto per Mille - Fatta l'Italia rifacciamo gli italiani























Il testo dell'inno

pubblicato da La Banda sul tetto il giorno venerdì 13 maggio 2011 alle ore 18.56

Inno de Mameli

Fratelli d'Italia,

di Persia e Somalia

Bolivia, Australia,

Kirghisia, Indonesia.

Dov'è l'Anatolia?

La grande muraglia?

Che fino alla Puglia

condusse il wan ton.

to to ton to to ton

to to ton ton ton ton ton

Già vedo il polacco

abbracciare il Marocco.

Laggiù il peruviano

mangiare un kebab.

L'ucraino e il danese

baciar l'albanese.

E qui l'esquimese

lodare il Gabon.

A vincer la noia

ci pensano i Maya.

La danza propizia

la fa il Senegal.

L'Egitto fa festa

Tirana s'è desta

Evviva la radio

che è made in Japan

Fratelli d'Italia,

d'Armenia e Dankalia

Colombia, Lituania,

Angola, Birmania.

Dov'è la Lettonia?

Sta sotto all'Estonia

Ma la Gran Bretagna

confina solo col mar

ma ma mar ma ma mar

ma ma mar mar mar mar mar

Facciam di "Volare"

un reggae in levare.

Ed il panettone

farciam di cous cous.

Mettiamoci in fila

da Sesto a Manila.

Dall'Alpi alla Sila

sarà l'unità.

Prendiamo la mano

all'indo e al siriano

Al serbo e all'ispano

chiediam "come va?"

Stringiamoci in coro

Il bianco col moro

Evviva la radio

che è made in Taiwan



Extrafesta di Radio Popolare 2011



Dopo 4 anni d’assenza, con la totale complicità dell’Arci milanese e del Comune di Sesto San Giovanni, torna Extrafesta. Protagonista dell’edizione 2011 la grande musica “pop raï” di Hadj Brahim Khaled. L’appuntamento è per sabato 14 maggio, davanti al palco del Carroponte di Sesto San Giovanni / Milano Bicocca, ospiti di uno scenario post-industriale da “banlieue” parigina.


Come nella tradizione di Extrafesta non sarà solo un concerto, ma l’occasione di ristabilire un dialogo, festoso e condiviso, tra italiani e migranti. Tutto nel nome di una legittima accoglienza.


E’ in questa logica che il concerto di Khaled avrà un prologo pomeridiano. Un vero e proprio evento “ribaltato”.


In diversi punti cittadini, tra Milano e Sesto S.G., decine di facinorosi neo-italiani, dai molteplici colori di pelle ma in rigorosa camicia rossa, si muoveranno per convergere verso il Rondò di Sesto, per proseguire (tra due ali di folla plaudente) verso l’area del concerto. Con loro marceranno la Banda d’Affori ed un simil Giuseppe Garibaldi su un cavallo bianco. E’ così che abbiamo deciso di celebrare, nel modo più iconoclasta e spiazzante, il nostro 150° anniversario dell’Unità d’Italia. E’ aperta la campagna d’arruolamento dei nuovi garibaldini, basta inviare una mail a imille@radiopopolare.it. Non bisogna superare visite mediche, basta essere ‘migranti’ o stranieri di seconda o terza generazione. Ovviamente nessuna discriminazione di sesso, età e fede religiosa.



L’appuntamento con le musiche di Extrafesta è per le 21. Aprirà le danze la Mamud Band, con il suo torrido afro-beat. A seguire Khaled .


Pagina facebook: sesto per mille


Saturday, May 07, 2011

VALORE D'ARTISTA VALERIA D'ARBELA

pubblicata da Serena D'Arbela il giorno giovedì 5 maggio 2011 alle ore 12.19

E' stato proprio a VENEZIA ( MAmarso e aprile del 2008)di fronte ai quadri della Retrospettiva di VALERIA "Alchimie veneziane" alla galleria internazionale d'Arte Moderna doi ca' Pesaro che ho avuto una conferma brillante e profonda di ciò che ho sempre saputo, della sua importanza d'artista.La sua personalità sensibile e incisiva,solitaria e fantasiosa,appartata,ma nello stesso tempo reattiva ai fermenti contemporanei si rivelava tutta intera in quella scorrevole interpretazione alchemica delll'immagine lagunare.Ero commossa perchè quello era lo spazio giusto per le sue opere, ero rattristata che lei non ci fosse più.Le sarebbe piaciuto quel luogo sul CanalGrande dove tanti anni fa in un altro palazzo vivemmo la nostra infanzia. Osservavo i pescatori,le fabbriche,il delta padano,e poi la visione di altre venezie drammatiche o galleggianti nel sogno. Guardavo l'inseguimento delle linee labirintiche e della densità del colore e trasparenza alternate della realtà imprendibile veneziana che lei aveva saputo afferrare, cogliendo tutto,passato e presente. Sapevo bene anche che questo veneziano non era che uno dei suoi tanti cicli ispirativi.Tanti disegni,tanti quadri che aspettano mostre e sguardi intelligenti di critici votati all'arte.Stiamo ultimando l'archivio fotografico di innumerevoli disegni. Spero che qualcuno mi aiuti!

CIAO VALERIA NELL'ANNIVERSARIO DELLA TUA SCOMPARSA (5 maggio 2002)

Il Piave - COM'E' ALCHEMICA VENEZIA NEL CANTO DI VALERIA D'ARBELA

di NORMAN ZOIA
























Tornata nei rossi pascoli del cielo agli albori del nascente millennio, Valeria d'Arbela (1930-2002) ci ha lasciatoun'eredità di reticolanti segni e serenissimi colori.
I suoi lavori e si suoi pensieri hanno avuto il debito spazio nel contesto si una retrospettiva alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna "Ca' Pesaro" con il patrocinio dei Musei Civici Veneziani. Mezzetinte dal tenore talvolta placido (come il nome dell'amata sorella ispirato all'appellativo della città lagunare) o portatrici d'impeto marinaio (per una delle sue umane creature infatti, lei stessa pittrice e poeta - al maschile assoluto - dal mare ha preso il corrispondente battesimale e oggi Marina riconsegna in qualche misura quelle oscure sensazioni attraverso brandelli di alberi naufragati tra una briccola e un vecchio barcone o sul grigio acciottolato di una notturna calle, silenziosa come un sospiro interiore). Forme di un canto, dentro alle stanze di una personale impostazione del processo creativo, una corrente solo sua, che oltre agli scorci di un vissuto in perfetto stile dogaressa, ancorché popolare, contiene richiami agli altri suoi luoghi del quotidiano mestiere di sopravvivere (nel senso più alto, cioè di vivere sopra il delirio della moderna ottenebrante civiltà), citando Pavese, la sua luna & i suoi falò, ma anche il naviglio pavese, fino al biondo e malmenato Tevere. Tra un cavallo, uno specchio, un pontile, l'armatura di un inquieto cavaturaccioli o la preghiera profana di un giostraio... c'è dentro tutto: Dante, Sergio, Primo, il professor Ferrante, l'altra sua figlia Simonetta (pure lei in odore di poesia). E poi Pia e Ben e Antonello e Gianfranco e Sal e Angela e Lillo & signora. E la casa nel bosco sul Ticino, il circolo della donna, le gallerie, la dimora-veliero di Corso Genova dove le opere germogliavano con sofferenza e gioia sul tavolo della cucina, ai bordi di una spaghettata sempre pronta per tutti e tanta musica autoprodotta. E ci ritrovi i bar di Brera e moltitudini di suonatori e artisti di strada. E le puttane di una volta e il Capolinea del jazz e dei tram e le nostre paure, per almeno un po' dirottate in rimessa, fino alla prossima aurora. Oh, cari e teneri cartoncini bristol! Oh, dolci chine e dure arrampicate! Eppure ci saranno ancora storie da scrivere, da disegnare, da ballare, da piangere. Storie appena sfiorate da un brivido di sole. Storie che sono da sempre nel cuore. E nell'aria. Alla prossima allora. Ciao, Valeria!
Pubblicato da Piave in data Mercoledì, 04 Febbraio 2009

Thursday, April 07, 2011

ACQUARIUS STORYTELLER TOUR DICIANNOVESIMA FERMATA: NO AL NUCLEARE! MEGLIO ATTIVI CHE RADIOATTIVI!
IL 12 GIUGNO CON UN SI RISPONDIAMO NO AL NUCLEARE. IL NOSTRO FUTURO E' L'ENERGIA SOSTENIBILE. PENSIAMOCI. PENSIAMO A QUELLO CHE E' STATO E ANCORA E' CERNOBYL, A QUELLO CHE E' E SARA' FUKUSHIMA.

Sunday, March 13, 2011

MILANO 12 MARZO 2011 IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE
LIBERA STAMPA IN LIBERO STATO
L'ITALIA E' UNA E INDIVISIBILE
E' UNA REPUBBLICA ANTIFASCISTA
DIRITTI PER TUTTI PRIVILEGI PER NESSUNO
(VIDEO DI FRASTORNANTE
http://www.youtube.com/user/frastornante)

Thursday, February 17, 2011

ACQUARIUS STORYTELLER TOUR DICIOTTESIMA FERMATA: IL CORPO DELLE DONNE E I CORPI DEGLI ALTRI, DIGNITA' E CONTRADDIZIONI DIALETTICHE, LA MANIFESTAZIONE SE NON ORA QUANDO 13 FEBBRAIO 2011
ACQUARIUS STORYTELLER TOUR DICIASSETTESIMA FERMATA: IL LINGUAGGIO DEI SENSI:


EROS (poesia di SERENA D'ARBELA)

Volo trascinante
versamento dell'anima
frutto di orafo o di alchimia?
E' semplice programma
vitale?
E' chimica, poesia
biologia o sentimento
minuto o eternità ?
Due corpi uniti
sguardi attaccanti
teneri vincitori
flusso magico
di atomi
sensazioni pensieri
Fin quando?
La misura
è a sé stante
Inutile il perchè
della gioia reciproca
dell'amore
Splendido
è viverlo.
(SERENA D'ARBELA)

Monday, January 03, 2011

ACQUARIUS STORYTELLER TOUR QUINDICESIMA FERMATA: TERRA DI NESSUNO,E' IL SECONDO GIORNO DELL'ANNO 2011, I TALKING HEADS DI SAX AND VIOLINS NEL FILM 'TILL THE END OF THE WORLD DI WIM WENDERS
E UNA LETTERA DI RODOLFINA WONG...




Cari Amici, cliccate sul video e fate partire la musica mentre leggete. Scrivo una lettera collettiva. Sarà come se parlassimo su skype in videoconferenza. E' il secondo giorno dell'anno 2011. Ho la sensazione di vivere dentro la palla con la neve di Natale, che mi hanno regalato. Da questa terra di nessuno, ovattata e protetta, alquanto liquida, attraverso la neve artificiale che cade ogni volta che qualcuno si ricorda di agitarla e che io immagino agitino per me, vedo me stessa fuori che cammino da sola, spedita e assorta. Combatto il dolore e il torpore. L'agitazione del cuore.
Nonostante le luci, là fuori è tutto piuttosto triste, anche perchè, presto, queste feste verranno archiviate e la maggior parte delle persone, faranno di nuovo i conti con i propri destini in tempo di crisi mondiale. Sono tornata in questa città per annusare i vecchi odori di quando ci abitavo. Odori stantii, di bruciato, di gas e di umidità. Ho preso l'autobus e mi sono seduta sul vecchio 325 che porta fuori, lungo il vecchio Naviglio. Le sagome di vecchie fabbriche dismesse, il parco stecchito contrassegnato dalle lettere Ginori, il ristorante cinese al primo piano con i palloncini rossi. Sono tornata indietro verso l'area del vecchio Istituto sieroterapico, dove hanno costruito case nuove schierate una davanti all'altra come soldatini in riga. Via Tabacchi, la gloriosa area Baravalle con le case patrizie, la stazione Genova. Ho rivisto la vecchia casa dove abitavo. Il faro magnifico di piazza Cantore, dove abbiamo cantato e mangiato e ballato talmente in tanti, che pensavamo crollasse il pavimento. In quella casa siamo stati tanto felici anche quando non avevano voglia di pensarci. Non ho molto tempo. Sono solo di passaggio, vi avrei voluto salutare tutti ma non è possibile. Vi penso sempre nelle vostre case accoglienti e calde. Maturi signori e signore, sempre alla ricerca della verità. Mai rassegnati all'inciviltà. Pronti a marciare per la verità e gli ideali. Un po' stanchi ma gagliardi. Vi lascio questo messaggio in bottiglia telematica per dirvi che non vi ho dimenticato mai. Da lontano, ho spiato le luci della nostra città, guardando verso uno skyline immaginario. Ho lanciato, quasi tutti i giorni, fantasiosi sguardi affettuosi dentro le vostre finestre, vi ho osservato con tanta nostalgia e amore. Ho camminato pensando alle nostre strade, alle case e ai quartieri dove abbiamo vissuto le nostre vite insieme.Si è vero non ho telefonato a nessuno. Ho camminato da sola in questa città, come camuffata da perfetta estranea. Non ce l'ho fatta a telefonarvi. Vi ho sfiorato soltanto come una folata del vento umido di questi giorni. Vi ho sentito tutti qui con le vostre vite dalle quali sono ormai esclusa. Ma la mia orbita è passata vicinissima a tutti voi. Sono già alla stazione. L'autobus che mi porterà in aeroporto ha già messo in moto. Torno indietro alla mia nuova e ormai vecchia vita lontano da qui. Non arrabbiatevi troppo per questo con me. Pensatemi ogni tanto quando si riparla del passato. Cari cari amici, cara vecchia città. Sempre uguale. Infernale e commovente. Brutta ma scintillante come una cattedrale illuminata. Sporca ma viva. Vi saluto. La neve nella palla di Natale si è esaurita. Esco da questa strana sensazione e guardo gli svincoli verso l'autostrada, piazza Kennedy, il palaMazda. Tornerei. Si tornerei indietro qui e direi ecco sono qui sono tornata. Ma non è così che funziona. Per sfuggire dai miei personali fantasmi me ne sono andata sbattendo la porta e lasciandovi soli a rimuginare. Mi sono comportata male. Chissà se mi avete perdonato. Se avete, alla fine, compreso che non siamo tutti forti e ragionevoli. Io sono scappata perchè la fuga mi sembrava l'unica soluzione. Non si può tornare indietro. Ho la mia nuova e vecchia vita altrove. Salutate per me ancora una volta il vecchio parco Ginori, con le lettere brunite. Buon anno, buon 2011 amici ... till the end of the world.... fino alla fine del mondo. vostra Rodolfina Wong