ACQUARIUS RACCONTI LIQUIDI CON PANNA

Racconti, poesie, pensieri, prosodie, ricordi e anche immagini, video, musica. Liquidi come possono essere i sogni, la memoria, lo svolgersi dei pensieri, la realtà che sfugge a definizioni e limiti. Con panna perchè è bello essere golosi. Di tutto.

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Monday, May 30, 2011

Guardando fuori dalla finestra, all'altezza dell'incrocio più sotto e avanti verso la vecchia stazione, così come a destra e sinistra sui viali grandi alberati, aveva sempre potuto osservare la vita anche senza muoversi di casa. Un buon punto di osservazione in tutte le stagioni. La casa aveva una intera parete di finestre, ampie. Un faro sulla piazza. Dalla strada si potevano vedere quelle finestre sempre accese la notte, fendere la nebbia d'inverno, rimbalzare la luce del sole d'estate, spalancate in cerca di refrigerio, aperte ai rumori e agli odori. Ad ogni ora corrispondeva un rumore. Il primo tram che sferragliava e cigolava imboccando la curva dalla strada di fronte, o frenava mentre dritto giungeva all'incrocio con il suo occhio ciclopico sfavillante di riverberi gialli. Le macchine che rullavano sempre pià forte sul pavè della strada e rimbalzavano sul lieve dosso formato dall'incrocio dei binari.IL venditore di panini alla cipolla e wurstel che tutte i giorni cominciava a lavorare a tarda notte diffondendo le fragranze fino alle sue finestre.Gli ubriachi solitari. Voci roche e forti, strozzate, urla doloranti o felici che fendevano d'improvviso quei pochi minuti di calma tra la notte e l'alba, prima che le macchine ricominciassero a saturare con i loro gas e i motori il silenzio.
I cortei di bicilette in una nuvola di piccoli e artegetei tintinnii di campanelli, contro l'inquinamento della città. Chi sul prato vicino all'incrocio suonava la chitarra e rideva. E i cortei con le bandiere rosse e della pace. Gli studenti con le loro felpe e i cappucci. I grossi camion dei centri sociali con la musica techno sparata ad alto volume, che faceva vibrare i vetri. Il corteo delle befane sulle moto, il primo dell'anno. Centauri scintillanti su magnifici mostri a due ruote. tanti rombanti e forti come cavalli al trotto. I cinesi del ristorante più sotto, in festa per l'ultimo dell'anno a sparare razzi e fuochi colorati. I bambini nel parchetto più avanti, sugli scivoli, pericloosamente vicino a strani personaggi dai traffici illegali. Il grande mercato del sabato, pieno di gente e di venditori ambulanti. I cavalli e i passi della gente nei giorni di blocco delle auto. Un silenzio irreale che dava una sensazione di festa improvvisa di paese. Le campane che riusicvano ad emergere chiare e diffondersi, trasportandolo con la mente altrove.
Non gli mancava la vita anche se restava a casa, magari a scrivere o a pensare. . Anche ad occhi chiusi avrebbe sempre ritrovato la strada attravero quei rumori e quegli odori. Sempre. In tanti venivano a trovarlo. Si trovavano bene in quella casa dalle tante finestre. Aperta a tutti. Per suonare, discutere, mangiare insieme. Qualche chitarra, qualche bicchiere di vino. Tanta musica e gli echi continui del "fuori", dell'esterno, a fare da coreografia. I tifose del calcio che strombazzavano, poco graditi, saturando l'aria di assordante fracasso, come pura felicità. Le botte, le risse, gli incidenti più sotto, l'incendo di un bar i pompieri che scalavano la casa di fronte. Le vendette della mala negli anni 70. I rumori dei colpi di pistola. I contrabbandieri, dietro l'angolo. L'odore del pane sfornato. I camion della nettezza urbana per la raccolta dei vetri. I gabbiani, del vicino naviglio: li poteva vedere sfrecciare e veleggiare per poi tornare alla Darsena. Il sole che sorge, la luna dietro le case di fronte, i temporali come mostruosi monsoni che spazzavano l'incrocio, tuonando. Poi aveva dovuto lasciare il faro, la casa dalle tante finstre. Le cose banalmente finiscono. E un giorno Nicolas,questo è il suo nome, si è dovuto traferire altrove. Dalla sua finestra vede una casa soltanto, a piano terra e una strada silenziosa. Esce. Ma non c'è più nulla da guardare, da vivere. Non viene quasi nessuno nella nuova casa. Lontana. Un po' buia e silenziosa, periferica. La sua nuova casa somiglia a questo cambiamento. Silenziosa e buia.Non aveva previsto che accadesse. Gli pareva che la sua vita, come la casa sarebbe stata eterna. Un'insieme di suoni e persone e magia tutto insieme. Ma non è andata così. Ascolta e pensa. E tutte le volte a occhi chiusi risente tutti quei rumori meravigliosi, quei suoni che dipingono immagini precise e nitide nel buio dei suoi occhi chiusi. E risente gli odori. Si ricorda di tutti quegli odori e suoni. Li potrebbe riprodurre. la sua mente lo fa, nel silenzio della nuova casa nella nuova strade. Ma non si consola. Guarda verso la parete.: una finestra immaginaria e scrive di quello che ha perduto. degli amici, le serate l'energia e la forza delle emozioni. Non è che è diventato vecchio o che gli altri lo sono diventati. E' che le cose cambiano anche quando non dipende da te e con la vita che scorre in avanti alcune volte perdi per strada parecchie cose e alla fine nonostante tutte le spiegazioni razionali una sola ragione che le valga tutte non c'è. Si cambia anche in peggio talvolta ma di sicuro anche questo non è per sempre. Quindi da qualche parte ci sarà un nuovo faro che attende Nicolas, anche se non si sa quando succederà.Intanto ascolta e pensa. Scrive. Annota su di un diario questa sensazione di vuoto e di solitudine. Dalla finestra che si affaccia sul cortiletto vede un albero e dei fiori e sente l'odore dell'erba, si immagina il mare, i giardini. Il vento gli porta strani odori di montagna e aria pulita. La luce, poca che entra dalle finestre lancia piccoli dardi di sole qua è là fendendo la penombra, come sommessi segnali di pace. Il buio dalla strada immota lo assale come una grande onda, insieme all'assenza di rumori. Ma quando alla fine il sonno lo porta a cercare la quiete del suo letto e spegne la luce, attraverso le serrande semi abbassate entrano losanghe di luce che sembrano finestre, enormi finestre di luce sulla parete di lato al letto e tra il sonno e la veglia, sogna di essere nella casa dalle tante finestre. Si ricorda il giorno del commiato,la casa, ormai vuota. Si rircorda che che pochi istanti prima di chiudere la porta per sempre, e raggiungere la macchina che lo avrebbe portato nella nuova casa, è entrato in ogni stanza e ossequioso come un'amante che deve rendere onore al proprio amore perduto, si è inchinato e ha lanciato baci ad ogni finestra e parete ricordando tutto. Ha detto addio, addio addio con le braccia che si muovevano come in una danza. Poi ha chiuso la porta.

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