ACQUARIUS RACCONTI LIQUIDI CON PANNA

Racconti, poesie, pensieri, prosodie, ricordi e anche immagini, video, musica. Liquidi come possono essere i sogni, la memoria, lo svolgersi dei pensieri, la realtà che sfugge a definizioni e limiti. Con panna perchè è bello essere golosi. Di tutto.

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Monday, August 31, 2009


MA CHE RAZZA DI MUSICISTI!

di Norman Zoia


Rosita, Francesca, Sebastiano, Manuel, Vinicio, Paolo, Gaudenzio, Natalino... Una lunga teoria targata Ziroldo, una calda partecipazione in libera aggregazione dove requisito principe è l'amore incondizionato per la musa delle muse. E un paio di volte l'anno, in località Malintrada (a Motta di Livenza - Tv) lo spettacolo sodale è assicurato.


Dall'atelier all'ingresso, delimitato da una rigogliosa siepe di gelsomino, le seducenti maschere di ceramica firmate da Roberta Pozza sembrano sorridere ai musicisti che si avvicendano tranquilli dalla pedana erbosa sotto il gazebo. C'è quasi tutta la tribù di pertinenza per il consueto appuntamento-reunion di questa articolata Ziroldo's Art Jam Family, nuovissime leve comprese: una bambina di un anno e mezzo seduta alle tastiere del maestro Manuel e un moccioso di poco più grande che durante il sound check ci infila per bene la vocina nel coro di You Really Got Me, hit storica della favolosa era beat. Ecco che arriva Vinicio Simpathy for the devil, leggendario fondatore della Casa del Sol, iconoclasta per vocazione e vocal entertainer di raro talento. Si piazza di fronte al palco, alla postazione deejay, montata tra fronde e rampicanti, e la stravolge. Ne fa proscenio e stralcio di passerella. Improvvisa un duetto insieme a Francesca Aretha Franci (che dopo il successo del suo primo concerto ufficiale in quel di Motta, tornerà in duo acustico il prossimo 5 settembre all'interno di una multiperformance lungo il Viale della Madonna). Vi si aggiunge a tratti il padre di lei, Paolo, crooner e bluesman di scuola liventina ma di apertura internazionale. Poi, in attesa della performance dei Chinasky, band che annovera in formazione anche Sebastiano, il fratello di Francesca, alla batteria, è ancora la volta di Vinicio il quale dedica a chi scrive un paio di perle pescate direttamente dagli albori di due vecchie storie contrapposte. Si parte con un omaggio a Bob Marley grazie a quella No woman no cry entrata ormai nel nostro respiro. E si va ancora più indietro, dal cortile alla corte di Serge Gainsbourg e a quell'ansimare in coppia con cui Je t'aime moi non plus salutava lo sbarco sulla luna e il mitico raduno di Woodstock. Da qui in poi è un crescendo. Tra un'ombra di verduzzo e una fetta di formaggio campagnolo, il piccolo festival autogestito vede un susseguirsi di proposte che spaziano dal soul al funk alla canzone d'autore al rock & i suoi fratelli, in una visione olistica del pentagramma, quasi inchinandosi ai suoi dolci rumori e ai suoi perfetti silenzi. Uno zoccolo duro di amici ed estimatori nel contesto del quale vi si mescolano altri portavoce di questa meravigliosa realtà, qualcosa che suona come una ZirOld Man River d'estrazione veneziana. C'è il decano Natalino, virtuoso di contrabbasso, ballerino di cha cha cha e figura di primo piano nel Coro Nazionale degli Alpini. Lo accompagnano una splendida matriarca (93 primavere e fonte di discendenza per questa speciale razza di musici e cantori, alla quale viene naturalmente passato il microfono) e Gaudio Gaudenzio, uno dei rari conoscitori e praticanti di Hammond in circolazione da queste parti. A tal punto non si può chiudere che in bellezza, con la figlia di quest'ultimo, l'americana Rosita. deliziosa compositrice-interprete cui dedichiamo un capitolo a parte.

Pubblicato da piave in data Venerdì, 28 agosto 2009




ALMOST... ROSITA ZIROLDO

di Norman Zoia

Tra le sue prossime date qui in terra del Piave, il primo settembre dalle 19.00 all'Adagio Caffè di Castrum Serravalle/Vittorio Veneto e il giorno dopo al Rive Jazz Club di Cartigliano/Bassano del Grappa con inizio alle 20.00. Poi riparte per New York City dove alle 22.00 del giorno 13 torna a esibirsi al Rockwood Music Hall, una sorprendente carrellata di musica doc tratta dal suo secondo cd “Almost... me”.


Suoni pacati, modulati da un'immaginaria viola d'amore. Note solo un filo increspate, accarezzate da un archetto sfrangiato al punto giusto, da dove un vissuto di viaggi & canti viene a trasfigurarsi nella voce distesa eppur raccolta di Rosita. Le sue corde, in gola e nell'amata chitarra acustica, come onde calme foderate d'ambra, come colori del suo essere donna e artista. “Limpida e intensa” scrive la poetessa Daledarb Ferrante in merito alla qualità vocale di Rosie Rosita, stella marinaia depositaria di fascinose partiture vocali che trasportano storie della musica tra l'Europa e gli States. Cappello d'ordinanza, quasi a proteggere i floreali richiami a Frisco nelle vesti e nel cuore, stivali in sensuale stile cow girl, capelli d'avena & orzo di uno scintillìo aranciato che si fonde dentro le sue originali liriche in lingua inglese. Vampate di sax-relax e richiami da sex-Sussex, strumento a tracolla o in spalla, sempre inseguendo la musa delle muse. La matrice aristocratica dal sangue blues passa attraverso riferimenti country e folk-rock, stralci d'omaggi a maestri e vocalist, bianchi e neri, coi quali è cresciuta, insieme alle ruvide atmosfere di Tom Waits rilette però con passo soffiato. E poi tutto uno spazio-attimo articolato tra l'oriente e il mondo celtico, tra echi di Capossela, Bollani e Massive Attack, con punte acide dei plettri a contrastare i toni morbidi del piano e della voce, un ensemble di studio, di scena alternativa e di istintiva personalità legato altresì a grandi nomi, da Vince Tempera a Jovanotti, da Norah Jones a Mark Knopfler. Un operoso tragitto da cogliere con delicata naturalezza, da sviluppare in astrazioni di sintonia. Un work & live in progress. Un suo bel tempo da cantare.

Pubblicato da piave in data Venerdì, 28 agosto 2009

Friday, August 21, 2009


OPERE DI NORMAN ZOIA IN BLU-SOPHY


IN RIVA AL VUOTO

SCRIVEREMO POESIE A 3000 GRADI
PER TOGLIERCI DI DOSSO LE VOGLIE E IL FREDDO
LE CERCHEREMO FUORI DAI CAFFE' LETTERARI
OPPURE IN RIVA AL VUOTO O CANTATE AL VENTO
POESIE DA MACELLO PER CANI E STRACCIONI
POESIE PISCIATE IN BLU PER LE BRUTTE STAGIONI
POESIE CHE SE OCCORRE SANNO ROMPERE... LE CONVENZIONI

LA POESIA STA NASCOSTA SOTTO LE PIETRE E I CEPPI
CONFUSA ALLE FOGLIE SECCHE SCORRE NEI RIGAGNOLI
LA POESIA E' LA BLUTOPIA PER ECCELLENZA
LA POESIA E' RIVOLUZIONE E FA' MIRACOLI!

NORMAN ZOIA

Thursday, August 20, 2009

Wednesday, August 19, 2009


Di NORMAN ZOIA

FINCHÈ C'È MUSICA CHE VA
1969. La Primavera di Praga, sviluppatasi nella stagione precedente, nell'Anno degli Anni per molti di noi, finisce con il sacrificio di Jan Palach. Si chiude a gennaio, come la Preghiera di De Andrè che, giusto trent'anni dopo, sempre a gennaio si troverà di fronte a quella signora morte spesso cantata.
1969. Estate. Viene trovato il corpo di un suonatore di chitarra e di ocarina, di dulcimer e di mille altri strumenti. Come una pietra è rotolato in piscina. Il suo nome è Brian Jones.
1969. Mentre inizia la terza decade di luglio, l'uomo sbarca sulla luna e vi pianta la bandiera americana, quella stessa bandiera che quaggiù i ragazzi bruciano per protesta contro la guerra nel Vietnam.
1969. Ferragosto. Altri ragazzi in divisa portano con gli elicotteri i musicisti sul grande palco montato nella contea di Woodstock. Non c'è altro modo per raggiungerlo perché si aspettavano cinquantamila presenze e ne arrivano dieci volte di più. Non c'è la logica del business. La figura dello sponsor per altro, almeno qui da noi, devono ancora inventarla. Il padre di tutti i Concerti è aperto da un artista di colore, Richie Evans, che proprio in quel contesto, improvvisando fraseggi intorno alla parola “libertà”, fa nascere la leggendaria Freedom. In scaletta, con Joe Cocker, gli Who, Joan Baez, Crosby Still Nash & Young e tanti altri meravigliosi musicisti, anche un latinoamericano, Carlos Santana, che sale sul palco da sconosciuto e vi scende da star mondiale.
1969. Due giorni dopo l'Assunta. Col più politico degli inni, strappato a morsi mancini dalla Stratocaster d'ordinanza, tra simulazioni di esplosioni e vere lacrime, è Jimi Hendrix, un altro muso nero a chiudere la tre giorni di paceamoremusica. Da allora, il disegno della colomba accovacciata sul manico di una chitarra, perfetto simbolo dell'evento, ci rincorre attraverso i fragori di altre guerre, quasi tornasse a chiederci di credere ancora alla libertà di un sogno.
2009. Forse qualcosa sta cambiando. Ecco un altro uomo nero. E' Presidente degli Stati Uniti.
2009. E' come ieri, 17 agosto, che si chiudeva Woodstock. E oggi se ne va Nanda, che con certa America molto ha avuto a che fare, che una certa America proprio lei ce l'ha fatta conoscere. Ma che ha avuto a che fare anche con De Andrè. Come il sottoscritto ha avuto a che fare, seppure in forma minore, e con lei e con lui...
1969. Mi presentavo come Norman Popel all'epoca.
1979. Da allora ho ripreso il cognome anagrafico: Zoia. Però firmerei volentieri questo piccolo resoconto con: Noi che veniamo dal '68, ma che poi saremmo venuti bene anche dal '69!*

*Brian Adams, nella sua Summer of '69, racconta della gran passione per la musica e della sua prima band. Nel libero adattamento in italiano, che ho curato per i Vanadium (anche se poi il pezzo non è stato incluso nel cd NEL CUORE DEL CAOS per un problema di permessi), ci ho volontariamente inserito il seguente verso: “Nelle cantine a rifare / Jimi che non muore mai...”. E il pezzo l'ho chiamato Finché c'è musica che va...



Woodstock compie 40 anni, come uno dei tanti bimbi nati in quei giorni, tra pioggia, sole, sorrisi, gioia e tanta musica in quel meraviglioso e lontano agosto 1969, mentre i Ten Years After tuonavano I'm going home, Jimi Hendrix scarrellava rapido sulle corde Purple haze e Joe Cocker srotolava la sua voce ruggente in With a litle help from my fiends. Qualche nome a nome di tutti i grandi presenti. Alcuni non ci sono più. Caduti giù dal burrone, spinti oltre il limite della loro stessa vita alla ricerca della verità. Altri sono cambiati. In quel 1969 tutto era possibile.




Monday, August 17, 2009




di NORMAN ZOIA

L'estate è la stagione in cui spesso molte cose si stravolgono. TrevisoSette augura buone vacanze ai suoi lettori con un racconto strambo di Norman Zoia (un gioco di ossimori, via di mezzo tra l'esercizio di varietà, il divertissement-non sense e l'affabulatoria dissuasione)

ALLA CORTE DEI MIRACOLI ORDINARI

C'è aria bassa a Fossalta / E fa' scuro a Chiarano
Niente mulinelli a Gorgo / E neanche una latrina a Lutrano”

A Capo di Buona Sventura, paese del ghiaccio fiammante dove si festeggia San Peccatore, ciclopi nani e gnomi giganti affrontano i fianchi della vita che scorre tra normali stranezze, dolci amarezze, ruvide carezze... Tutti però assiepati con gran spirito di corpo in uno stabile pericolante ai confini del niente. Guardiano della comunità, ubicata in un affossato promontorio, è un sordocieco. Il suo nome è Mortimer e ha l'argento vivo addosso. Egli è molto legato al patrigno Libero che però da molti anni sta all'Ucciardone. Il suo parentado è comunque alquanto esteso, quindi all'insegna di un'affollatissima solitudine. C'è la cognata Assunta che è disoccupata, la zia Incoronata che fa' la barbona, la sorella Catena (una senza legami), l'amica Nunzia (mai che riporti qualche novità!), la nuora Immacolata che fa' la squillo... Poi ancora Ottone con la faccia di bronzo, Primo che arriva sempre ultimo, la sorellastra Addolorata che ride per ogni pisciata di gatto, anzi di gàttopo, il caliente Gelindo e la pallida Viola, Guerrino il pacifista e Pacifico il guerrafondaio... E così via all'arrivo! Per il resto è una grande piccola tribù nella quale tutti i membri discendono dal vecchio marinaio Silvano e dalla sua compagna Selvaggia, una delle prime vigilesse urbane della storia geografica. Nell'attuale organico tribale c'è Felice, perennemente depresso. E c'è Serena, sempre abbastanza angosciata. Per non parlare di Gioia, Allegra, Viviana, Gaia e Feliciana che fanno le prèfiche di lavoro. Poi abbiamo Diletta, una vera professionista, che divide l'ufficio con Giorgia, una che ha lasciato una situazione florida in Oklahoma. Alla reception per lo più ci sta Tristano per via del suo sorriso stampato. Concetto svolge attività di manovalanza, così pure Guido ché non ha mai conseguito la patente. A tale proposito, che dire di Franco? Un bugiardo patentato! O del prozio americano Misery che è ricco sfondato? Quindi c'è Marco, gioca al calcio nel ruolo di attaccante. E il consuocero Olivo, lui vota per il Polo... E ancora via via, tutta una teoria di affini contrariati o misantropi sodali. Ebbene, Rossana ha l'itterizia, Chiara è scura in volto, Vanessa pare una blatta e Linda è sporca lurida. Il nipotino Angelo è un vero demonio, il cuginetto Lupo... eh beh, un agnellino. Rosa pare un cardo, Ilaria è più incupita che mai. Marina si è trasferita a Saint Moritz. Ondina ha continuamente la testa nelle nuvole. Per fortuna Barbara è assai civilizzata, Luna ha un bel carattere solare. Maria Sole invece è lunatica, Giacinto dorme in piedi come i cavalli, Clara opera nello spettacolo ma è un'illustre sconosciuta. Fulgenzio poi ha quello sguardo opaco, ahimè! E più sgarbate di sua moglie Grazia non ce n'è. Per finire: Nereo è un albino. Bruno è biondo. Blondye è castano scura... Ma il vero simbolo di Buona Sventura è Modesto che fa' lo sboròne con tutti, per tutta la montagnosa pianura. Infatti canterella di continuo, ma su una nota sola: “Respira questo iodio alpestre / spàlmati del burro di malga marittima / vivi il tuo brivido bollente / in questa pampa montana!” Intanto Stella e Lucetta, con l'espressione spenta, servono ai tavoli (pardòn!, agli sgabelli) della Locanda Gitana.





"In Your Eyes" di Peter Gabriel

Love I get so lost, sometimes
days pass and this emptiness fills my heart
when I want to run away
I drive off in my car
but whichever way I go
I come back to the place you are

all my instincts, they return
and the grand facade, so soon will burn
without a noise, without my pride
I reach out from the inside

in your eyes
the light the heat
in your eyes
I am complete
in your eyes
I see the doorway to a thousand churches
in your eyes
the resolution of all the fruitless searches
in your eyes
I see the light and the heat
in your eyes
oh, I want to be that complete
I want to touch the light
the heat I see in your eyes

love, I don't like to see so much pain
so much wasted and this moment keeps slipping away
I get so tired of working so hard for our survival
I look to the time with you to keep me awake and alive

and all my instincts, they return
and the grand facade, so soon will burn
without a noise, without my pride
I reach out from the inside

in your eyes
the light the heat
in your eyes
I am complete
in your eyes
I see the doorway to a thousand churches
in your eyes
the resolution of all the fruitless searches
in your eyes
I see the light and the heat
in your eyes
oh, I want to be that complete
I want to touch the light,
the heat I see in your eyes
in your eyes in your eyes
in your eyes in your eyes
in your eyes in your eyes