ACQUARIUS RACCONTI LIQUIDI CON PANNA

Racconti, poesie, pensieri, prosodie, ricordi e anche immagini, video, musica. Liquidi come possono essere i sogni, la memoria, lo svolgersi dei pensieri, la realtà che sfugge a definizioni e limiti. Con panna perchè è bello essere golosi. Di tutto.

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Tuesday, May 29, 2012


Da lontano i palazzi in costruzione nel quartiere Garibaldi Isola di Milano spuntano dalle case cambiando completamente il profilo della città. Illusioni di volumi diversi, di prospettive movimentate. Vetro che rifrange e riflette la luce bianca del cielo metropolitano. Luci che rimbalzando, percuotono le finestre delle case vicine piegandone gli infissi attraverso il calore sviluppato.E scontento. Rabbia degli abitanti delle case che all'ombra di questi mostri ne ricevono infuocate lingue di calore. Manca la luce in questi corridoi e quella che arriva brucia e dardeggia. Cemento, chilometri di cemento, passanti, corridoi, tunnel, pinnacoli che ammiccano con luci rosse stroboscopiche a testimoniare nella notte che quelle ombre di vetro e di cristallo ci sono e sono vere. Monoliti lisci, alti. Una città che cambia e non cerca l'armonia, non mette in relazione palazzi con ambiente verde vivibile. La città fantasma delle macchine e del traffico. E mentre si caccia da palazzi disabitati e in rovina la creatività dell'arte e della cultura,che avrebbe potuto donare loro una nuova identità, condivisione e vita reale, crescono nuovi funghi atomici d'acciaio, simbolo prepotente del potere e degli affari.

Thursday, May 17, 2012


17 maggio 2012 giornata mondiale contro l'omofobia
17th may 2012 The International Day Against Homophobia
OVUNQUE SCORRE UN FIUME....

Vento alternato al silenzio, al lieve suono dell'acqua. Rumori lontani. L'acqua si muove e scorre rapida, la corrente corre verso un altro corso d'acqua, qualche altro canale nel quale si butteranno altri affluenti, ai quali si ricongiungeranno altri ancora più avanti. Una rete. Una rete di energie, forza naturale. Ovunque scorre un fiume. Un fiume di idee, di voglia di rinnovarsi, di portare la propria esperienza e condividerla con altri. Di creare, arte, cultura, informazione. Condividere saperi, creare e prefigurare nuovi mondi, nuovi modi di concepire l'organizzazione sociale e i rapporti con la città. Lungo ogni fiume c'è un luogo come Macao, ci sono spazi autogestiti, c'è la voglia di dare vita a modelli democratici di produzione artistica e culturale. Un modo di vivere alternativo alla mercificazione e alla burocratizzazione della città. Ovunque scorre un fiume una rete, reti di canali, la rete di internet che ha promosso la primavera araba e occupy wall street ovunque. L'acqua scorre non la puoi fermare.

Monday, May 14, 2012

L'importanza di un'azione globale: take the streets, 12 maggio 2012,
in tutto il mondo, we are the 99 percent....

Wednesday, May 09, 2012


Mercoledì 9 Maggio 2012, 23:14

Angela Passarello Note di Confine

di Marina Ferrante


Lo Studio D'Ars di Milano ha ospitato Angela Passarello in una Personale di pittura e scultura, durante la quale hanno avuto luogo performance dell’artista, proiezioni video e letture poetiche. Giampiero Neri, ospite d'eccezione, ha letto, durante l'inaugurazione, alcuni testi tratti da Teatro Naturale. Passarello, agrigentina di nascita, trasferitasi a Milano, dal 1970 si occupa di narrativa, poesia, scultura e pittura. Ha al suo attivo numerose mostre e ha scritto le raccolte di racconti Asina Pazza, di poesie La carne dell'Angelo e le prose poetiche Ananta delle Voci bianche. È cofondatrice della rivista letteraria Monte Analogo. I dipinti esposti, di piccole e grandissime dimensioni, raccontano di un mondo ancestrale, velato da una sottile e misteriosa patina spirituale, in bilico tra sogno, iconografia primitiva, segni e forme animali vagamente antropomorfe, suggerite e delimitate da contrasti cromatici forti. Dal fondo scuro ma brillante delle tele di Passarello, emergono creature che si confrontano in un dialogo poetico quasi metafisico. Un rapporto tra unità grandi e piccole, tra diversi, che si guardano, si osservano, da piani differenti, come proiezioni in uno spazio cromatico molto simile ad un universo. Le sculture esposte (bronzo e ceramica) appartengono alla produzione più recente dell'artista, che negli ultimi anni ha focalizzato il suo interesse sulla materia come elemento dinamico, in trasformazione. Sculture chiaroscurali, dai volumi pieni, che mostrano l'essenza del movimento della materia, il suo divenire. Sono creature che sembrano mutare a seconda del punto di osservazione. Vuoti e pieni che allargano la percezione in diverse visuali prospettiche. L'elemento umano si fonde in forme cangianti, intrinsecamente e dialetticamente connesse al mondo del sacro e del trascendente. I volti, ieratici e sospesi, rimandano alle nostre origini, la Terra, grande madre generante la vita. Alcune opere sono esposte a Milano fino al 14 maggio presso la Galleria 9 Colonne - SPE - Il Giorno in via Tadino 30.

Pubblicato da piave in data Mercoledì, 09 Maggio 2012

Saturday, May 05, 2012


Cucina di formica azzurro linoleum, le fioriture proibite sui cornicioni come davanzali, cibo comunque, e una finestra che si affaccia su di un bagno che in un corridoio temporale porta direttamente a Venezia, Canal Grande, stanze grandi anticamere scure, cavedi, calli, il suono dei vaporetti, lo sciabordio delle gondole. Un corridoio temporale avanti e indietro, sui tetti di roma, specchi, lumi e tavoli da the sontuosi, marmo a scacchiera, profumi e vestiti della nonna, odori di frittate della sera precedente, il pianoforte, la lunga entrata dining room e dance hall per le feste, manichini vestiti strani trovati per strada, quadri, tele, disegni, l'odore della china, i ritagli di giornale, le cassette dei pooh, la gioventù, mamma, la maternità, l'incoscienza, la troppa coscienza, la cattiva coscienza, l'amore, il desiderio impossibile, l'arte e l'intelligenza del sorriso distaccato, emozioni tenute dentro, custodite per paura, la paura, la gioia, il dolore, i sogni, l'alcool, la solitudine, gli occhi chiusi, il silenzio, la consolazione di un piatto di pasta, i figli, appendici pesanti, la noia questa sconosciuta, il mare e il sole, la fuga, verso le spiagge, i viaggi in tenda, i libri e la letteratura, per costruire un mondo diverso e non accontentarsi del reale, scappare dalla realtà, ammantareil presente e il passato di storie la vita, come un libro, i personaggi della vita nei libri, gli amanti, un marito, un padre e una madre, una gemella, gemelle, un unico corpo astrale, un legame viscerale, il legame della vita. La malattia, la negazione, vivere perchè altri lo chiedono, assente per il troppo patire, per cancellare il male, poca luce sempre più piccola, buio notte morte.
Pubblichiamo di nuovo anche l'articolo di Norman Zoia sul Piave sulla mostra antologica dedicata a Valeria D'arbela "Alchimie Vneneziane", Ca' Pesaro Venezia 2008
(Pubblicato da Piave in data Mercoledì, 04 Febbraio 2009)



COM'E' ALCHEMICA VENEZIA NEL CANTO DI VALERIA D'ARBELA
di Norman Zoia

Tornata nei rossi pascoli del cielo agli albori del nascente millennio, Valeria d'Arbela (1930-2002) ci ha lasciatoun'eredità di reticolanti segni e serenissimi colori.
I suoi lavori e si suoi pensieri hanno avuto il debito spazio nel contesto si una retrospettiva alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna "Ca' Pesaro" con il patrocinio dei Musei Civici Veneziani. Mezzetinte dal tenore talvolta placido (come il nome dell'amata sorella ispirato all'appellativo della città lagunare) o portatrici d'impeto marinaio (per una delle sue umane creature infatti, lei stessa pittrice e poeta - al maschile assoluto - dal mare ha preso il corrispondente battesimale e oggi Marina riconsegna in qualche misura quelle oscure sensazioni attraverso brandelli di alberi naufragati tra una briccola e un vecchio barcone o sul grigio acciottolato di una notturna calle, silenziosa come un sospiro interiore). Forme di un canto, dentro alle stanze di una personale impostazione del processo creativo, una corrente solo sua, che oltre agli scorci di un vissuto in perfetto stile dogaressa, ancorché popolare, contiene richiami agli altri suoi luoghi del quotidiano mestiere di sopravvivere (nel senso più alto, cioè di vivere sopra il delirio della moderna ottenebrante civiltà), citando Pavese, la sua luna & i suoi falò, ma anche il naviglio pavese, fino al biondo e malmenato Tevere. Tra un cavallo, uno specchio, un pontile, l'armatura di un inquieto cavaturaccioli o la preghiera profana di un giostraio... c'è dentro tutto: Dante, Sergio, Primo, il professor Ferrante, l'altra sua figlia Simonetta (pure lei in odore di poesia). E poi Pia e Ben e Antonello e Gianfranco e Sal e Angela e Lillo & signora. E la casa nel bosco sul Ticino, il circolo della donna, le gallerie, la dimora-veliero di Corso Genova dove le opere germogliavano con sofferenza e gioia sul tavolo della cucina, ai bordi di una spaghettata sempre pronta per tutti e tanta musica autoprodotta. E ci ritrovi i bar di Brera e moltitudini di suonatori e artisti di strada. E le puttane di una volta e il Capolinea del jazz e dei tram e le nostre paure, per almeno un po' dirottate in rimessa, fino alla prossima aurora. Oh, cari e teneri cartoncini bristol! Oh, dolci chine e dure arrampicate! Eppure ci saranno ancora storie da scrivere, da disegnare, da ballare, da piangere. Storie appena sfiorate da un brivido di sole. Storie che sono da sempre nel cuore. E nell'aria. Alla prossima allora. Ciao, Valeria!

Pubblicato da Piave in data Mercoledì, 04 Febbraio 2009

Thursday, May 03, 2012


ALCHIMIE VENEZIANE MOSTRA ANTOLOGICA DI VALERIA D'ARBELA
(8 MARZO 2008-27APRILE 2008) CA' PESARO, A VENEZIA.
AD UN DECENNIO DAALLA MORTE DELLA PITTRICE VALERIA D'ARBELA RIPUBBLICHIAMO IL LINK ALLA MOSTRA ANTOLOGICA CHE SI E' TENUTA NEL 2008 A VENEZIA A CA' PESARO:







Oltre 30 lavori tra dipinti e opere grafiche incentrate sul tema della città lagunare, tratteggiano il percorso umano e poetico di Valeria D’Arbela (1930-2002). Mostra e catalogo a cura di Giovanni Bianchi, Serena D’Arbela, Sergio De Lazzari e Dante Ferrante.
Nata a Firenze nel 1930, già nel 1943 Valeria D’Arbela inizia a disegnare e a comporre acquerelli su carta. A quindici anni la sua prima mostra personale viene allestita proprio a Venezia, a Palazzo delle Prigioni, alla galleria del celebre gruppo culturale dell’ARCO, nel dicembre 1945 dopo la Liberazione dal regime fascista. Dimostra subito una istintiva vena espressionista e le sue opere a china fanno scalpore, anche per i soggetti inconsueti di “umiliati e offesi”, tanto che si crea il “ caso Valeria”. Nel 1947 ottiene il premio Burano per l’artista più giovane, con il dipinto “Pali in laguna”. Nel 1950, frequenta la scuola libera del nudo di Armando Pizzinato e l’anno dopo parte per il Polesine, recandosi sui luoghi dell’alluvione, insieme allo stesso Pizzinato e ai pittori Giuseppe Zigaina e Leone Minassian. Aderisce al movimento realista, disegna il mondo del lavoro, con composizioni ispirate alle lotte operaie, a personaggi proletari, ai pescatori di Chioggia e Pellestrina, ai braccianti del Delta padano, pur conservando la sua vena espressionista.
Dà avvio a una fitta serie di mostre e rassegne (alla Piccola Galleria, alla Bevilacqua La Masa e al Pozzetto di Padova) e partecipa a premi nazionali e internazionali.
È inoltre invitata alla XXVIII Biennale di Venezia e a due Quadriennali romane.
In questo periodo ritrae Venezia, i suoi rii, gli squeri, a cui sempre ritornerà.
Trasferita a Milano nel 1963 approfondisce la sua visione artistica della pittura orientata verso un continuo scambio tra fantasia e realtà. Si concentra sulla riflessione sul concetto di dimensione urbana, col consenso particolare e l’incoraggiamento di Giuseppe Marchiori, Egidio Bonfante, Ruggero Jacobbi, Mario De Micheli, Raffaele De Grada ed Ernesto Treccani. Frequenta il Piccolo Teatro di Milano e la società artistica più viva del tempo. Espone in varie gallerie milanesi e in varie città d’Italia in mostre collettive nazionali e internazionali (a Milano alle gallerie Delle Ore e Del Mulino, all’Arte Centro San Maurilio, presentata da Carlo Munari, alla galleria Chiara). Dal 1970 i temi della città e della donna suggestionano fortemente la sua attività: cominciano i cicli pittorici dedicati alla “città disumana”, alla donna rappresentata come oggetto di violenza e soggetto di bellezza (ciclo dei “Murders). Poi è la volta degli echi della contestazione giovanile degli anni 70 che vengono trasformati in rappresentazioni simboliche. Nel 1977 si trasferisce a Roma, apre uno studio-galleria, espone al museo di S. Egidio e in vari spazi italiani ed esteri, trasfigurando la natura e creando paesaggi fantastici e onirici, “luna-park” allegorici, eseguiti a china e a olio. Poi giungono le grandi tele dei mari e della rivisitazione di Venezia, città che può considerarsi a ragione la sua culla d’arte. Tra la fine degli anni ‘90 e il 2001 inaugura personali a Berlino, Parigi, Madrid. Gravemente ammalata non potrà partecipare all’ultima personale di Berlino “Nuovo Lunapark” e si spegnerà a Roma nel maggio 2002.