ACQUARIUS RACCONTI LIQUIDI CON PANNA

Racconti, poesie, pensieri, prosodie, ricordi e anche immagini, video, musica. Liquidi come possono essere i sogni, la memoria, lo svolgersi dei pensieri, la realtà che sfugge a definizioni e limiti. Con panna perchè è bello essere golosi. Di tutto.

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Tuesday, August 21, 2012



"KIND OF BLUE"

Non aveva mai frequentato prima una balera, un dancing di liscio e balli da sala. "Come ci si veste per andare a ballare? "Si chiese, dando un'occhiata alla copertina di Kind of Blue di Miles Davies, in bilico tra i libri sulla scrivania, appoggiata senza cura, poco prima, durante la preparazione dell'insalata e pronta a cadere in mezzo al disordine. Miles Davies andava benissimo per le sue insalate miste solitarie. Decise di dare giusto una sbirciata dentro il vecchio guardaroba con lo specchio, l'espressione del viso severa e uno sguardo che scandagliando gli anfratti del mobile scuro, somigliava a una telecamera a infrarossi in ispezione durante una vera e propria azione militare. Scosse la testa con un cenno deciso del capo. La bocca all'ingiù in una smorfia disgustata. Niente di adatto per il ballo. Vestiti grigi, camicie ancora più spente. Fantasie giallastre autunnali, scacchi sbiaditi, righe scolorite da pessimi lavaggi, cimeli hawaiani, - di quand'erano? - Ah il viaggio negli Sates nel 1980, roba stile Magnum PI e maglie con il collo blu stinto, - come mai non le aveva ancora eliminate - quella rossa del Che sbiadita a chiazze, caspita, anche quella con Ho Chi Minh pennellato sopra uno sfondo verde militare. Ricordi. E uno spazio di tempo, una voragine gigantesca tra quei pezzi d'epoca saturi di ideali e militanza politica e il tempo attuale, la data segnata sul suo calendario da tavolo. "Ci vuole del vino per guardare meglio dentro l'armadio e molto coraggio per accettare l'invito ad andare a ballare con Anita." Pensò con il sarcasmo di cui era capace e che gli piaceva sentirsi scorrere dentro. Lo aiutava a sentirsi sveglio, lucido, privo di falsi sentimentalismi nei confronti di qualsiasi cosa gli potesse accadere. E non è che accadessero molte cose. Intanto, sottilissimo come un segno grafico, bruciante come un graffio di gatto sulla pelle, Miles Davies gli invadeva i pori. Si lasciò andare di colpo di schiena sul letto. Rimase lì fermo, incredulo di tanta audacia aspettando il dolore. Non successe niente. Dal basso, altezza stomaco, gli saliva invece una specie di pulsazione ritmica. Sentiva i battiti cardiaci propagarsi nel corpo, alle spalle e poi di nuovo giù, alle anche e alle gambe. Tra le gambe. Andava insieme alla musica e per conto suo questa sorta di inquietudine e di energia che facevano sembrare il suo corpo pronto a spiccare un salto. Una bruciante deliziosa fitta tra le gambe.Rimase lì, gli occhi spalancati per la sorpresa, le spalle alzate involontariamente, vicine al capo, ad ascoltare, tendendo le orecchie e le membra, allargando le braccia e le labbra in un sorriso timido che gli parve anche un po' stupido. Aveva incontrato Anita nel parco non lontano da casa, il giorno precedente, di mattina. Non ci andava mai in quel misero agglomerato di alberi ed erba giallastra mista a terra. Un luogo che generava in lui tristezza e malinconia, gli causava veri e propri attacchi di panico o quella che a lui piaceva chiamare depressione chimica. Un modo come un altro per non cedere alle lusinghe di sedute psicoanalitiche cui aveva resistito indomito e giustificare l'assunzione di grandi quantità di farmaci di tutti i tipi che lo tenevano molto impegnato durante il giorno. Il parco. Lo intristiva. Lo irritava. Troppi bimbi, rumori, biciclette, voci, risate, urla. Troppa vita a quell'ora. Preferiva la sera tardi, quando ci trovava solo i proprietari di cani che si aggiravano veloci e concentrati, i passi contati e la fretta di tornare a casa. Ci era passato attraverso a quell'ora alla ricerca di una strada breve. Pensava al fresco degli alberi e all'ombra. Aveva camminato senza nemmeno guardarsi intorno, come se volesse nascondersi, il desiderio imperioso che nessuno lo notasse. Restare invisibile che superba delizia. Cosa che gli riusciva benissimo e non grazie alle sue capacità, piuttosto a causa del suo aspetto dimesso e anonimo. Un uomo vestito di grigio, che emanava vibrazioni grigie ton sur ton. Qualcuno che si può confondere con un muro o un marciapiede. Anita al contrario si mostrava come una vera esplosione di colore. Quella mattina stava seduta al sole, su di una panchina. Una donna bionda, rotonda, occhi chiari, seno forte, abbondante, sorriso pronto a scoccare a ogni parola. Non l'aveva nemmeno vista piegato com'era su se stesso, teso nello sforzo di scappare via veloce da tutta quella luce, verso gli alberi più avanti. E lei lo aveva apostrofato con un "Ha le scarpe slacciate, faccia attenzione a non inciampare", una frase di una banalità imbarazzante. Da principio non l'aveva sentita e lei aveva ripetuto il suo avvertiemnto accompagnandolo con una risata leggera, appena velata d'ironia. E lui si era fermato, con il sole negli occhi, come se annaspando, emergesse con la testa di colpo dall'acqua per prendere aria, come se qualcuno irrompesse nel silenzio di una stanza deserta gridando e rivolgendosi proprio a lui, impalpabile e incolore. Aveva provato stupore, nervosismo, quasi ira. Il sudore come acqua scivolava da tutto il suo corpo fermo davanti a lei. Si sentiva incapace di trovare una risposta adeguata. Disse solo, "So badare a me stesso ma grazie". Avrebbe voluto dirle - ehi tu cosa credi che sia così rincitrullito..non ti impicciare - ma il viso di lui suo malgrado, stava già stirandosi in un sorriso quasi melenso. Lei aveva subito infilato una dietro l'altra, tante di quelle parole, tutte addensate, rapide, succulente come pietanze saporite, tintinnanti come bicchieri accostati in un brindisi. Non riusciva quasi a sentirla, seguiva il flusso. Lei raccontava delle figlie sposate, dei nipoti. Cibo, ricette appetitose, le notti in terrazzino, per il troppo caldo, sdraiata su di un materassino di gomma, il divorzio tardivo da un marito sempre assente, le amiche, l'adorazione per il mare e il sole. Lui guardava la sua bocca, i suoi occhi, il seno, poi spostava di nuovo gli occhi verso gli alberi e poi di nuovo sulle mani di lei, sul vestito rosso di lei. Non riusciva a decifrare l'ondata di sensazioni che gli disarticolava le braccia e le gambe, che lo faceva sentire una marionetta afflosciata, un tenue senso di nausea, un dolore al petto, rabbia, tentazione di prenderla a schiaffi e un incontenibile immenso desiderio che quel traboccante scroscio di parole non finisse mai. "Domani sera, andiamo a ballare con le amiche, - gli aveva detto Anita a un certo punto - vieni, che dici? Ci si diverte insieme e si ride e si beve qualcosa. E' bello ridere e ballare e scherzare, tiene lontani i cattivi pensieri di ogni giorno, facile no?" Scambio di numeri telefonici. " No, non ho il cellulare" - si era sentito dire lui - "Meglio" - aveva detto lei - "Non piacciono nemmeno a me." La bionda Anita lo aveva invitato a ballare. Si alzò lentamente dal letto, poi a scatti, goffamente. Nessun dolore alla schiena e alle gambe. Congiunse le mani all'altezza della bocca, aggrottando le sopracciglia. Gli era sempre parso, fino a quel momento, un gesto autorevole e intelligente. " Davvero molto autorevole" - pensò "Qui sul letto, un professore di lettere in pensione, di oltre settant'anni, in boxer grigi stropicciati, seduto con le mani giunte e la faccia corrucciata, e una inequivocabile erezione. Si toccò i capelli, la fronte un po' sudata e rimase in piedi fermo, tra la cucina e lo studio, in ascolto della musica. Appoggiò le mani alla schiena come per sorreggersi poi con passi lenti e cadenzati andò alla scrivania, si sedette pesantemente e compose il numero di Anita. Il segnale libero e poi la voce di lei, vivace, che sorrideva al telefono . "Carlo sei tu?" "Pronto, sì, ciao, sono Carlo - pausa - "Scusami, anche con le tue amiche ma stasera non verrò, sono troppo stanco, magari ci vediamo un'altra volta". Lo disse tutto d'un fiato per impedire al suo corpo di fargli cambiare idea. Perché in quel momento si sentiva con un'intensità feroce e inusuale un uomo nudo, eccitato, solo, fragile, terrorizzato da tutte quelle sensazioni e non un vecchio grigio, malaticcio, strenuammente protetto dall'insapore succedersi dei giorni e dal suo cinismo intellettuale. Riagganciò rapido e precipitoso sulla delusione di Anita e si versò un altro bicchiere di vino caldo. Poi rivolto verso la cucina, dove girava veloce la ventola e verso lo studio inondato dalla musica di Miles Davies disse "Sì, forse devo proprio comprarmi qualche vestito nuovo. Domani. Se non fa troppo caldo. Ma a ballare non ci vado, ho sempre detestato le balere, anche quelle dei festival dell'Unità. No, a ballare non ci vado." Ma mentre pronunciava quelle parole ad alta voce il suo tono era quasi scherzoso, la voce morbida e tenue, di un bambino che gioca.

Saturday, August 04, 2012



CALDO
PARTIRE PER QUALUNQUE POSTO
E PENSARE AD ALTRO
COME DIRE SVOLTARE
DIREZIONE AZZURRO
MAGARI FRESCO

Thursday, August 02, 2012

LIBRERIA "ACQUA ALTA" VENEZIA, CASTELLO






La libreria “Acqua Alta” di Luigi Frizzo a Castello, Venezia. I gatti, uno grigio e l’altro nero, una scala di libri che porta ad affacciarsi su di un canale. Sedili di libri, stampe, poster, maschere e sculture. Gondole e barche, vasche da bagno ricolme di libri. Una stanza dentro l’altra, un piccolo labirinto ovattato, foderato dai libri. Tutti i generi. Anche introvabili altrove. Si entra e si esce, da una corte ad una calle e di nuovo altre stanze. Come un percorso infinito. Torni indietro e ti sembra che le stanze non siano le stesse che hai visto e visitato poco prima. Ti aspetteresti di trovare il Cappellaio Matto e il proprietario forse un poco gli somiglia. Libri , centinaia ovunque per perdere completamente la nozione del tempo e del luogo. D’improvviso in fondo ad una stanza c’è l’acqua del canale e si ritorna sui propri passi e si può ricominciare. Ci son talmente tante cose da vedere e libri da scoprire che ci si può tornare in continuazione senza stancarsi. Un viaggio “letterario” tra acqua, parole, racconti e fantasia.